Perché rivolgersi a un Coach è una delle domande che mi viene posta più di frequente in occasione dello svolgimento della Scuola di Coaching.
Una breve premessa per dare una buona risposta sul “perché rivolgersi a un Coach“:
In economia la domanda è la quantità di un bene che un soggetto economico è disposto ad acquistare a un determinato prezzo di mercato. La domanda è generata dal bisogno economico, ossia da uno o più bisogni umani soddisfacibili tramite l’acquisto di un bene.
In pratica possiamo affermare che qualcosa si vende (o si acquista) solo se soddisfa un bisogno. Rimanendo nel linguaggio economico c’è da specificare che un “contratto” è concepito come l’accordo tra due (o più) soggetti per lo scambio di prestazioni; in pratica un “contratto” è uno scambio di promesse. Partendo da questa logica possiamo affermare che l’offerta di Coaching esiste solo se sussiste una “domanda di Coaching” chiara, consapevole e ratificata da un contratto.
Nel Coaching il raggiungimento di obiettivi (e di conseguenza il miglioramento delle performance), è la condizione su cui si basa ogni relazione di Coaching. Senza una “domanda”, che contenga un obiettivo nel futuro desiderato dal Cliente, mancherebbero le condizioni per avviare un rapporto. Tale condizione viene espressa dal Cliente attraverso particolari termini, come ad esempio: “vorrei…”, “mi piacerebbe…”, “desidero…”, ecc. Solo l’esistenza di questi verbi, orientati evidentemente al movimento, dovrebbe dare il via a una relazione di Coaching.
Analisi della domanda di Coaching
Nel Coaching l’obiettivo è il punto d’arrivo. In pratica è il “gol” su cui si regge l’impianto filosofico (e contrattuale) del Coaching; il miglioramento della performance rappresenta l’elemento su cui si articola il piano d’azione di tutto il processo di “accompagnamento”.
Come accennato, ogni rapporto di Coaching deve essere caratterizzato da una “domanda” dove il Cliente pone in essere traguardi, mete e finalità; quest’ultime legano indissolubilmente la domanda all’obiettivo e la performance al miglioramento.
L’analisi della domanda viene fatta attraverso 4 pilastri fondamentali:
- L’esistenza di un orientamento verso il futuro
- La possibilità di “mettersi in movimento” (inteso come tendenza a voler e poter “fare”)
- L’esistenza di un potenziale inespresso
- L’assenza di disagi e/o dipendenze
A cose è utile un Coach e perchè rivolgersi ad un Coach Professionista
Rivolgersi a un Coach non permette di continuare a inseguire obiettivi procedendo per tentativi, spesso ripetitivi e fallimentari.
Il metodo del Coaching si configura come una relazione procedurale e processuale che facilita l’acquisizione significativa, stabile e fruibile di ciò che il Cliente pone nella “domanda di Coaching”.
Ecco perché nel Coaching di stampo performativo il Coach pone in essere un “presidio” tecnico di stampo ingegneristico e in quello orientato al modello umanistico l’obiettivo viene inserito in un progetto più alto che si eleva ai concetti di felicità e benessere. Dalla prestazione individuale (a quella di un gruppo) l’approccio performativo assicura la massimizzazione dei risultati, in quello umanistico il compimento dell’autorealizzazione come bisogno massimo dell’individuo.
Insomma, il Coaching è un prodotto sartoriale e assume significato solo attraverso il Cliente e la sua “domanda di Coaching”.
Seguendo questa logica, l’obiettivo della relazione di Coaching si realizza attraverso:
- L’articolazione di processi auto-generativi, orientati a perseguire risultati concreti;
- Il miglioramento della prestazione all’interno di un paradigma pratico e misurabile;
- Il raggiungimento di obiettivi particolarmente sfidanti;
- La rinuncia volontaria di ogni potere da parte del professionista;
- L’offerta di un metodo stabile, replicabile e privo di ogni improvvisazione.
Quali sono le differenze con le altre relazioni d’aiuto
Per questi motivi il metodo del Coaching si distanzia dalla consulenza, dalla formazione, dalla PNL e soprattutto dalla psicologia. La performance è la conseguenza di un obiettivo denso di significato, sotto il controllo del Cliente, la relazione è orientata alla logica del potenziale e non a quella del deficit.
Un Coach non si presenta come guru o un maestro di vita, come un consulente a cui delegare compiti o mansioni, come un politico a cui affidare scelte di vita. E’ un allenatore di potenzialità, un fautore della soggettività e dell’autonomia. Il Coach come nuova professione è una combinazione di scienza, tecnica e filosofia e diventa parte integrante di un processo basato sulla fiducia, il talento, l’autonomia e la valorizzazione del potenziale.
L’esperienza mi suggerisce che in alcune occasioni è utile andare oltre le spiegazioni teoriche e che la mente umana desiderosa di semplicità, organizza meglio il proprio sapere attraverso semplici schemi da custodire nel proprio bagaglio di conoscenze. Per questo motivo se la tua domanda continua a essere perché rivolgersi a un Coach è molto importante ricordare quanto segue.
Perchè è utile rivolgersi a un Coach Professionista
Rivolgersi ad un coach professionista permette di:
- Individuare e raggiungere obiettivi sfidanti;
- Migliorare la motivazione;
- Scoprire, utilizzare e allenare le Potenzialità inespresse;
- Migliorare l’autoefficacia personale;
- Migliorare i rapporti interpersonali (amicali, affettivi, professionali, ecc.);
- Migliorare il reddito e la posizione professionale;
- Trovare un maggior equilibrio nella vita.
Il lavoro del Coach consiste nel portare la persona ad esprimere tutto il potenziale necessario a raggiungere i traguardi sperati attraverso un processo di “presa di coscienza” e facilitazione.